Fortnite, noto videogioco del 2017, sviluppato dalla Epic Games Inc. tramite il motore grafico Unreal Engine, non è solo una costante nella vita di molti appassionati gamers, ma anche, e ora soprattutto, l’oggetto di un’accesa diatriba tra la casa produttrice e il colosso statunitense Apple Inc.

Il campo di battaglia, che si è soliti vedere nel videogioco, lascia quindi spazio ad una dimensione reale, che vede scontrarsi su fronti opposti due parti che sembrano non volere accettare compromessi.

I rapporti che intercorrono tra i due soggetti in questione nascono dalla disponibilità del videogioco sullo Store di Apple, strumento che permette agli utenti di Fortnite il download del gioco tramite dispositivi iOS.

Ma qual è l’oggetto della discordia? Un passo indietro

Come spesso accade, le frizioni tra i due soggetti nascono da ragioni di natura commerciale ed economica. Nello specifico, Epic Games lamenta un comportamento anticoncorrenziale perpetrato da Apple per quanto riguarda la gestione degli Store, Play Store ed App Store.

Apple, infatti, addebita una royalty, compresa tra il 15% ed il 30%, per ogni transazione effettuata dagli utenti tramite i prodotti acquistati, anche a titolo gratuito, sul suo Store. Sebbene, quindi, gli utenti di Fortnite siano soliti effettuare acquisti anche di soli centesimi, tutto ciò innesca un meccanismo che potrebbe fruttare ad Apple cifre tutto fuorché esigue.

Una lettura superficiale potrebbe far propendere per una legittima pretesa da parte della casa di sviluppo, ma lascerebbe fuori da questa analisi una realtà non controvertibile: tra Epic Games ed Apple è stato previamente stipulato un contratto, contenente anche l’accordo sulle suddette percentuali.

È chiaro quindi che entrambe le parti contrattuali fossero a conoscenza delle condizioni previste dall’accordo, e questo potrebbe rappresentare un elemento nettamente a sfavore delle pretese sollevate da Epic Games.

Attacco e contrattacco

Su queste basi, la prima mossa concreta viene fatta quindi da Epic Games, che decide di utilizzare un proprio metodo di pagamento con lo scopo di bypassare i sistemi di pagamento predisposti invece da Apple, escamotage utile ad evitare l’applicazione delle commissioni di cui abbiamo parlato sopra.

Come ci si poteva aspettare, la risposta del colosso statunitense non ha tardato ad arrivare: Apple ha prontamente rimosso Fortnite dal suo Store, lamentando una chiara e manifesta violazione degli accordi contrattuali stipulati in precedenza.

A questo punto Epic Games ha spostato la questione presso le opportune sedi legali, intentando una causa contro Apple dinanzi ai giudici dello Stato della California, segnando così il primo passo verso una lunga e concitata battaglia legale.

Le accuse di Epic Games ineriscono il presunto comportamento anticoncorrenziale di Apple, che eserciterebbe il suo potere in maniera lesiva per tutte le realtà che, in vari modi, con essa vengono a contatto. A sostegno della sua tesi, la casa di sviluppo ha fatto ricorso ad una fonte normativa alquanto datata del sistema giuridico statunitense: lo Sherman Act, risalente al 1890.

Lo Sherman Act è considerato uno dei baluardi della normativa antitrust, poiché costituisce uno dei primi tentativi di definire a livello legislativo delle regole atte a limitare comportamenti che potrebbero interferire con il normale funzionamento del mercato, basato sulla libera concorrenza.

La campagna #freefortnite

La situazione attuale, quindi, vede Fortnite fuori dalla piattaforma digitale iOS e i suoi utenti impossibilitati ad istallare eventuali aggiornamenti previsti per il videogioco.

Per questo, oltre ad avere avviato l’iter legale, Epic Games, parallelamente, ha dato inizio ad una campagna a favore della propria “creatura” all’interno del gioco stesso, sintetizzata e conosciuta come #freefortnite. L’intento di questa campagna, oltre al tentativo di sollevare il più possibile l’attenzione sul tema, grazie all’aiuto degli utenti del videogioco, era quello di ottenere la sospensione del blocco imposto da Apple agli acquisti sui propri store, finché non intervenga una sentenza definitiva sulla questione.

Purtroppo per Epic Games, però, l’udienza svoltasi il 28 settembre scorso non ha soddisfatto le sue aspettative e non ha avuto come conseguenza l’accoglimento di detta pretesa.

Anzi, il giudice ha manifestato alcune perplessità riguardo il comportamento adottato da Epic Games, definendolo addirittura disonesto e dichiarando che “è stata la stessa Epic Games a scegliere strategicamente di rompere gli accordi con Apple”.

Per il momento, quindi, l’unica vittoria, se così si può definire, per Epic Games è rappresentata dalla possibilità di continuare ad utilizzare le piattaforme Apple per tutti gli altri videogiochi creati tramite il motore grafico Unreal Engine, non integrandosi per questi la violazione degli accordi contrattuali oggetto di discussione, data l’assenza in questi casi di sistemi alternativi di pagamento.

Conseguenze

Il conflitto che intercorre tra Epic Games ed Apple non si risolve in una mera diatriba tra i due soggetti in questione, ma assume una valenza ben più ampia.

Come è stato specificato dal giudice Yvonne Gonzales Rogers, la royalty prevista da Apple non si discosta da quella prevista dai negozi online di Microsoft, Sony e Nintendo.

E proprio su questo punto si è focalizzata l’argomentazione portata avanti da Apple, la quale, dal canto suo, accusa Epic Games di aver richiesto, in via confidenziale, condizioni più favorevoli per sé a discapito di altre realtà, come, ad esempio, Microsoft.

Inaspettatamente, però, sarà proprio quest’ultima a supportare nella sua battaglia legale Epic Games, esponendosi sulla questione nell’agosto 2020, e chiedendo apertamente ad Apple di soprassedere dal blocco disposto sul sistema iOS nei confronti di prodotti sviluppati grazie al motore grafico Unreal Engine, appartenente proprio alla casa di sviluppo in questione. Sebbene lo schieramento da parte di Microsoft possa sembrare inizialmente ambiguo, sono in realtà chiari gli interessi che sottendono questa scelta: il suddetto blocco rappresenterebbe un limite per tutti i prodotti sviluppati grazie al motore grafico Unreal Engine, quindi andrebbe a ledere non solo Epic Games, ma la stessa Microsoft. Alla luce delle evoluzioni intervenute di recente, Microsoft può tirare un sospiro di sollievo, cosa che purtroppo non si può dire ancora per la Epic Games e il suo Fortnite.

Conclusioni

L’udienza del 28 settembre scorso, come visto sopra, ha segnato sicuramente un punto di svolta per lo sviluppo di questa controversia, sebbene ancora lontana dal vedere la parola fine.

Vedremo come procederà il processo alla luce della prossima udienza, prevista per il 3 maggio 2021, ma anche dell’incontro preliminare tra le parti fissato per il 21 aprile 2021 che precederà quello “giudiziale”.

Gli interessi in gioco sono molteplici ed eterogenei tra loro, come d’altronde le variabili che possono incidere sulla determinazione della controversia in oggetto. Resta il fatto che in questo, come in tanti altri casi venuti alla ribalta negli ultimi decenni, gli attori protagonisti sono sempre più spesso colossi del digitale, e come altrettanto spesso accade, le ragioni sottese agli “scontri” siano da rilevarsi in conflitti di natura economica e di potere. Per conoscere chi uscirà vincitore e chi vinto bisognerà attendere, con la speranza che i milioni di utenti e appassionati di Fortnite possano presto tornare ad utilizzarlo anche con iOS, ponendo fine ad una “guerra fredda” in questo caso reale, non virtuale.

                                                                                                                                                                                                                                                            Redazione Diritto dell’Informatica

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