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I primi di maggio, Facebook ha annunciato pubblicamente i nomi dei venti personaggi di spicco che andranno a costituire il suo Oversight Board, una sorta di Consiglio di sorveglianza che avrà, tra gli altri, il compito di accogliere e valutare le istanze degli utenti di Facebook e Instagram, che si sono visti cancellare determinati contenuti. L’organo valuterà, in sostanza, se le decisioni prese dalla società californiana, con riguardo alla rimozione di quei contenuti, siano conformi alle Condizioni d’uso e agli Standard della Community e se tali decisioni siano ispirate ad un corretto bilanciamento dei diritti degli utenti.

La notizia della costituzione del comitato non è nuova: già a settembre 2019, infatti, era stata pubblicata la Carta dell’Oversight Board, nella quale sono indicati il numero di membri che l’organismo raggiungerà quando sarà a pieno regime (quaranta membri provenienti da ogni parte del mondo), l’elezione e la durata in carica degli stessi, i loro compiti e i loro poteri. La Carta, fin dall’introduzione, si prodiga nel ricordare quanto la libertà di espressione sia importante per Facebook, ponendo però l’attenzione su dei limiti che non devono essere travalicati: la libertà di espressione è sovrana si legge nel documento, “ma ci sono momenti in cui i contenuti possono essere in contrasto con autenticità, sicurezza, privacy e dignità. Alcune forme di libera parola possono mettere a rischio l’abilità di altre persone di esprimersi liberamente. Quindi bisogna trovare un bilanciamento”.

Sui temi dell’autenticità, intesa come veridicità dei contenuti e come lotta all’annoso problema delle fake news, della sicurezza, della privacy e della dignità degli utenti si erano già concentrati i vertici di Facebook, aggiornando gli Standard della Community già prima del lancio del comitato. L’Oversight Board sarà, dunque, tenuto a dare effettività alle nuove regole di Facebook.

 

Qual è il compito dell’Oversight Board?

I servizi offerti da Facebook, così come da Instagram, sono messi a disposizione degli utenti e disciplinati da un regolamento contrattuale che viene definito “Condizioni d’uso”: nel momento in cui l’utente si registra al social network si impegna ad accettare e a rispettare tale regolamento. Parte integrante del regolamento contrattuale sono anche quelli che il sito definisce come “Standard della Community”: si tratta di un insieme di regole, raggruppate per aree tematiche quali “violenza e comportamenti criminali”, “sicurezza”, “contenuti deplorevoli”, “integrità e autenticità”, etc., che stabiliscono quali comportamenti sono ammessi sul sito e quali risultano vietatati.

La violazione del regolamento contrattuale, inteso in senso lato, da parte di un utente comporta l’applicazione di “sanzioni” di vario genere da parte della piattaforma. Si va dalla rimozione dei contenuti non conformi alle regole alla sospensione dell’account. Nei casi più gravi l’account può essere disabilitato anche definitivamente.

Il compito dell’Oversight Board sta proprio nel valutare se gli utenti sanzionati abbiano effettivamente commesso delle violazioni, tenendo presente quanto stabilito dal regolamento contrattuale, e se le sanzioni comminate dalla piattaforma siano adeguate rispetto alla gravità della violazione. I temi di maggiore interesse saranno sicuramente quelli che riguardano la diffusione di fake news, la violazione della privacy, la sicurezza degli utenti e  il c.d. hate speech, definito nella Raccomandazione n. 15 del 21 marzo 2016 della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), come “l’istigazione, la promozione o l’incitamento alla denigrazione, all’odio o alla diffamazione nei confronti di una persona o di un gruppo di persone, o il fatto di sottoporre a soprusi, molestie, insulti, stereotipi negativi, stigmatizzazione o minacce tale persona o gruppo” per ragioni quali la razza, il colore, la lingua, la religione, le convinzioni personali, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e ogni altra caratteristica o situazione personale.

 

Composizione, nomine e finanziamento

Come accennato, il comitato è attualmente composto da 20 membri ed è destinato a raggiungere le 40 unità, ma la Carta spiega che il numero è variabile e potranno essere aggiunti o sottratti membri in base alle necessità. I membri, si legge, saranno neutrali e indipendenti da Facebook e dovranno prendere decisioni in maniera imparziale. La costituzione del gruppo risulta estremamente variegata: i componenti sono persone di estrazione sociale, politica, culturale e religiosa differenti, in grado di dirimere le controversie tenendo conto di diversi punti di vista. Ognuno dei membri scelti resta in carica per un periodo di tre anni e può ricoprire la carica per un massimo di tre volte.

Sebbene il comitato si dichiari indipendente dalla società di Menlo Park e professi la sua imparzialità nel rendere le decisioni, non si può ignorare la circostanza che le sue attività saranno finanziate da un fondo di 130 milioni di dollari al quale parteciperà anche la stessa Facebook.

 

I poteri e le modalità di intervento

La Carta fissa in maniera chiara i poteri esercitabili dall’organo collegiale, che sono declinati come segue:

  • innanzitutto, il potere di richiedere a Facebook di fornire le informazioni necessarie alle deliberazioni del comitato in maniera tempestiva e trasparente;
  • interpretare gli standard della Community di Facebook;
  • indicare a Facebook i contenuti suscettibili di essere rimossi;
  • indicare a Facebook quali tra le decisioni intraprese siano da difendere e quali da rimettere in discussione;
  • pubblicare in maniera tempestiva e trasparente le motivazioni che hanno portato il comitato a decidere un caso in una certa maniera.

Inoltre, il gruppo di lavoro può fornire anche orientamenti su casi specifici che Facebook gli sottopone o sulle regole generali implementate dalla piattaforma e accettate dagli utenti.

Il comitato può intervenire su un caso particolare sia su impulso di Facebook sia di un utente che si trova in disaccordo con una restrizione o una “censura” posta in essere dal social network. Dato l’alto numero di casi che potenzialmente potrebbero investire l’organo, questo si riserva di selezionare i casi da analizzare e decidere. Chiaramente, la priorità sarà data alle questioni più spinose e di maggiore interesse a livello internazionale: senz’altro la risoluzione dei casi che vertono sulle questioni maggiormente dibattute impronterà le decisioni future del social network, costituendo un vero e proprio precedente.

Le decisioni sono prese sulla base del consenso espresso dalla maggioranza dei membri. Nel caso in cui non vi sia accordo su una questione, la decisione verrà presa da una cerchia più ristretta di membri: per garantire il pluralismo e la trasparenza, tuttavia, la decisione resa sarà corredata dalle osservazioni e dai punti di vista di coloro che hanno sostenuto una posizione diversa all’interno del comitato.

 

È giusto delegare la risoluzione di controversie così delicate ad un soggetto privato?

Alcuni attenti commentatori hanno sollevato dei dubbi sulla costituzione di questo comitato e sulla stessa opportunità di costituirlo. Le ragioni principali sono almeno tre: innanzitutto, il fatto che nonostante l’organo si professi indipendente, di fatto opera grazie a finanziamenti che sono erogati, almeno in parte, dalla stessa Facebook. Questa circostanza non può essere taciuta, anche se Facebook ha dichiarato che i finanziamenti si rendono necessari, sostanzialmente, per far partire il comitato e che non saranno erogati per sempre. In secondo luogo, alcuni si sono soffermati sulle modalità con cui i membri del comitato vengono scelti. In pratica, come già detto, i soggetti che comporranno il board saranno 40: ma Facebook ha scelto i primi 11 membri del comitato, delegando loro il compito di completare la squadra. Questa scelta solleva critiche sempre in riferimento alla circostanza che l’organismo si professa indipendente dalla società californiana.

Il terzo motivo di doglianza, invece, è legato al fatto che con la costituzione di questa sorta di corte giudicante alcune decisioni su temi di fondamentale importanza per la società vengono affidati ad un organismo privato: non solo, gli utenti che decideranno di “impugnare” una decisione di Facebook faranno ricorso ad un “giudice” di secondo grado, ma comunque la decisione appellata è stata presa dal social network, che resta parte in causa nella controversia.

Redazione Diritto dell’informatica

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