Quanti di coloro i quali si stanno accingendo alla lettura di questo articolo hanno acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio on line? ebbene stando alle statistiche quasi uno su due.  Ciò è reso possibile sia dalla semplicità e rapidità con cui si può acquistare sul web, sia dalla vastità di prodotti e servizi offerti ai consumatori che permettono di comparare i prezzi e sopratutto di ottenere un risparmio concreto. Tuttavia se da un lato il commercio on line offre molti vantaggi agli utenti, dall’altro rende anche possibile a molti venditori di proporre al pubblico alcuni prodotti potenzialmente lesivi, sopratutto se finiscono nelle mani sbagliate.

Il “caso Amazon”

Ciò premesso, è risultato sorprendente individuare in uno dei siti di e-commerce più grandi al mondo (Amazon) la presenza di beni qualificabili come vere e proprie armi di difesa personale, vendute come qualsiasi altro bene pubblicizzato nel portale.

Sfogliando il catalogo virtuale offerto dalla versione anglosassone, si presentano infatti differenti tipi di strumenti potenzialmente lesivi della persona: “pistole” con liquido irritante al peperoncino, torce con effetto stordente, piccole lame nascoste in comodi berretti e così via.

Alcuni di questi prodotti vengono venduti  direttamente da Amazon, altri vengono da questo solo “messi in vetrina”,  mentre della vendita si occupano aziende dislocate in varie parti del mondo.

Appare quanto meno singolare la condotta di Amazon, il quale da un lato permette la vendita di tali prodotti potenzialmente lesivi senza particolari verifiche e dall’altro avverte gli utenti circa i rischi che si corrono nel caso i cui si acquisti un’arma in un Paese come il Regno Unito, nel quale il possesso illegale di armi  è punito con la reclusione fino ad un massimo di 5 anni.

Emblematica a tal proposito è l’inchiesta realizzata dalla nota testata giornalistica britannica The Guardian del dicembre 2015, la quale ha dimostrato la semplicità con cui persino un soggetto minorenne sia in grado di acquistare indisturbato prodotti potenzialmente lesivi della persona dal sito web amazon.co.uk.  E purtroppo, come spesso accade, a pagarne le conseguenze sono i minorenni, i quali in assenza di un controllo prima da parte dei genitori e poi da chi governa il portale, si ritrovano con semplici espedienti (basta un semplice foglio affisso alla porta di casa che indichi al corriere di lasciare il pacco sul pianerottolo) ad essere in possesso di vere e proprie armi.

A seguito dell’inchiesta sono piovuti al portale numerosi reclami e segnalazioni, costringendo Amazon ad  attivarsi per l’immediata rimozione dei citati prodotti. Se però da un lato vi è stato un tempestivo intervento, dall’altro la società americana ha subito voluto “mettere le mani avanti” dicendo che “tutti i venditori del Marketplace devono seguire le nostre linee guida sulla vendita e chi non lo fa sarà soggetto a ripercussioni legali compreso una possibile rimozione del loro account.”.

La stessa ha inoltre dichiarato che taluni prodotti sono  venduti da soggetti indipendenti, che sono a conoscenza di quali siano gli obblighi e i divieti da rispettare negli accordi stipulati con Amazon, precisando che in caso di mancato rispetto delle normative vigenti, essi saranno ritenuti i soli responsabili.

Più che prendere posizione attraverso tali dichiarazioni sarebbe auspicabile attendersi da un colosso di tali dimensioni, l’adozione di controlli maggiormente incisivi al fine di scongiurare, quanto più possibile, il verificarsi di reati commessi con l’impiego di prodotti la cui vendita potrebbe essere disciplinata con maggior rigore.

E nel resto del Web  che succede?

Suscita ancora più preoccupazione il fatto che anche i social network come Facebook possano essere utilizzati a tale scopo. In questo caso la vendita non avviene direttamente tramite il portale in questione, ma solo come mezzo per accordarsi su data e luogo dell’incontro per la vendita. Nondimeno, permane un certo turbamento nel considerare tale network come un vero e proprio intermediario per il commercio illecito di armi.

L’azienda di Zuckerberg cerca di defilarsi rapidamente da queste accuse rimarcando che “non puoi comprare le cose su Instagram e Facebook, né è possibile promuovere la vendita o l’uso di armi nelle pubblicità. Incoraggiamo le persone che si imbattono in qualsiasi altra attività illecita a riferire a noi”.

Sono presenti anche numerosi altri portali, accessibili solo tramite sistemi di comunicazione (semi) anonimi (es. TOR), che offrono a chiunque abbia una carta di credito la possibilità di procurarsi anche un vasto arsenale, senza alcun possibilità di risalire all’effettivo acquirente. Per ridurre i rischi al minimo, si ricorre a più spedizioni contenenti i vari pezzi dell’arma, da ricostruire successivamente autonomamente, sulla falsariga di un qualunque mobile Ikea.

Fortunatamente ci sono anche svariati operatori del sistema informatico che si comportano diversamente. Ad esempio, è interessante notare come Ebay adotti una politica profondamente diversa sul tema, tant’è la società si impegna a mantenere i rapporti con le autorità competenti al fine di fare rispettare più facilmente la normativa nazionale e internazionale dei Paesi in cui opera.

Il quadro normativo in Italia

In Italia, a differenza degli Stati Uniti, dove il diritto di difesa è tutelato in maniera assoluta dal secondo emendamento,  l’acquisto di un’arma non risulta essere così semplice come l’acquisto di qualunque altro bene di consumo. È infatti necessaria un’autorizzazione specifica del questore o del prefetto, il cui rilascio è subordinato a una certificazione che attesti l’idoneità psico-fisica del soggetto richiedente, nonché una certificazione per il maneggio delle armi, fornite a loro volta dagli organi competenti.

La detenzione delle armi in Italia è regolata dalla legge n. 110/75, recante “Norme integrative della disciplina vigente per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi”, la quale prevede una serie di ipotesi di reato per chi possieda illecitamente armi o altri oggetti atti ad offendere, ovvero li porti con sé fuori dalla propria abitazione senza giustificato motivo o senza una specifica autorizzazione al riguardo (art. 4). In questi casi parliamo di comuni armi da sparo, dato che in caso di c.d. armi da guerra (ossia di armi la cui potenzialità offensiva sia superiore alle esigenze della sola difesa personale che ne rende possibile la destinazione anche al moderno armamento bellico, Trib. di Sanremo, sent. n. 22/99) vi è un assoluto divieto non solo al commercio, ma anche alla semplice detenzione.

Nonostante ciò, si fa presente quanto sia facile acquistare online questo genere di beni. L’esempio più eclatante è sicuramente quello su-riportato di Amazon, data la sua particolare notorietà per i servizi di e-commerce.

Sul punto si rileva che Il commercio elettronico è regolato in Italia principalmente da due norme: il D.lgs. n. 70/03, in attuazione della Direttiva 2000/31/CE relativa ad aspetti giuridici dei servizi della società dell’informazione, e il D.lgs. 206/05, il c.d. Codice del consumo.

Il D.lgs. n. 70/03 all’art. 1 comma 3 prevede che “sono fatte salve le disposizioni comunitarie e nazionali sulla tutela della salute pubblica e dei consumatori, sul regime autorizzatorio in ordine alle prestazioni di servizi investigativi o di vigilanza privata, nonché in materia di ordine pubblico e di sicurezza, prevenzione del riciclaggio del denaro, del traffico illecito di stupefacenti, di commercio, importazione ed esportazione di armi, munizioni ed esplosivi e dei materiali d’armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n.185.”.

Pertanto, nel nostro Paese e in tanti altri, i divieti e le restrizioni previste per la vendita diretta di armi o prodotti similari valgono altresì per il commercio online.

Prospettive future

Dal 2007 l’ONU ha segnalato la necessità di una maggior collaborazione tra gli stati per combattere e prevenire i rischi derivanti dall’acquisto illecito di armi, ma, nonostante ciò, ad oggi, sono poche le azioni risolute e corali adottate dalla comunità internazionale per reprimere tali fenomeni.

La sfida del futuro sarà quella di adottare una politica internazionale comune volta ad assicurare una maggior vigilanza e prevenzione al fine di scongiurare il verificarsi e il dilagare di episodi di violenza. Sarebbe auspicabile un’azione coordinata ed efficace in tal senso, sostenuta eventualmente da un’unica normativa: una sorta di trattato internazionale sul controllo delle armi.

 

Dott. Andrea Spataro

 

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