
La IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) rappresenta gli interessi della industria discografica mondiale: ha circa 1400 membri in 73 nazioni ed è affiliata ad associazioni di categoria in 48 paesi.
Essa è nota anche per le numerose azioni legali promosse o "sponsorizzate" contro azioni di pirateria o di illecita condivisione di materiale protetto da copyright o diritto d’autore.
Bersaglio di una di esse è il più grande Internet service provider irlandese, la Eircom. EMI, Sony, Universal e Warner hanno infatti intrapreso una azione giudiziaria proprio contro tale società anziché contro singoli individui. L’accusa è quella di favoreggiamento delle condotte illecite di condivisione e download di opere dell’ingegno (nella fattispecie, brani musicali).
Chiaramente, gli avvocati della Eircom si oppongono a simili accuse, sostenendo di non aver ricevuto notizia di specifiche attività contro la legge e contro i diritti delle compagnie attrici. Pertanto, non aveva alcun obbligo giuridico di monitorare il traffico della propria rete di telecomunicazione.
Al contrario, Willie Kavanagh (Managing Director per l’Irlanda della EMI records) ha affermato che, fermo tutto il rispetto per la Eircom, essa sarebbe ben consapevole che i suoi clienti hanno utilizzato i suoi network per violare il copyright su larga scala.
E’ utile sottolineare che, in precedenza, Eircom aveva rifiutato di utilizzare qualsiasi tecnologia di traffic shaping per rendere più difficoltoso – e lento – l’utilizzo di programmi di P2P. E secondo le major tale condotta non sarebbe lecita…
In realtà, dal punto di vista giuridico, sono illecite le limitazioni imposte da alcuni provider ai propri clienti che utilizzano applicazioni di file sharing qualora esse non siano state esplicitamente negoziate in precedenza nel rispetto della normativa vigente. Oltretutto, è evidente e indiscutibile che non tutto il traffico che viaggia sui network di peer to peer sia illecito!
Fonte: TorrentFreak.