Il fenomeno delle reti sociali (meglio conosciute come social network) è in una fase d’oro in questi ultimi anni. Uno dei fautori di questa crescita esponenziale è sicuramente Facebook, il social network fondato a febbraio 2004 da Mark Zuckerberg, diciannovenne studente di Harvard.
Sono tanti i social network, che si dipanano nella Rete, a partire dal 2003, quando divennero popolari siti web come Friendster, LinkedIn e l’onnipresente MySpace. Poi è stata la volta di Google, che ha lanciato il proprio Sn, denominato Orkut.
Quando la Rete era 1.0 tutto era più facile. Si apriva una casella di posta elettronica (definito come quel sistema informatico, che permette una comunicazione asincrona uno-a-uno o uno-a-molti), si accedeva a un sito web di informazioni, ci si iscriveva alla relativa newsletter (per ricevere le notizie direttamente sulla propria casella e-mail) e il gioco era fatto. Si diventava spettatori passivi, ma a molti stava bene.
Oggi, con il Web 2.0, tutto è più interattivo, ma, allo stesso tempo, complesso. Con l’avvento dei blog e dei Sn le possibilità di interagire con gli altri navigatori, dal basso, è aumentata notevolmente. Come sempre accade, però, in queste fasi di grande apertura delle risorse e delle possibilità, si perde l’orientamento e si diventa succubi dello strumento, che la fa da padrone in quel momento. Tutti hanno un profilo su MySpace e allora ci si fionda ad aprirne uno proprio. MySpace viene superata da Facebook per numero di utenti (qualche decina di milioni in più, parlando di numeri che si aggirano attorno ai cento milioni di base) e allora se non sei su Facebook non sei nulla!
Per sintetizzare al meglio, anche se in maniera troppo “cruda”, il vero punto di svolta è rappresentato dal Blog, che, almeno in Italia, è diventato popolare a partire dal 2001. Con esso, il Web è diventato 2.0.
“Il blog è il Web, in una delle forme che la ragnatela sa assumere”. Il termine weblog (più comunemente conosciuto come blog), che indica il diario personale on line, deriva dalla contrazione delle parole “web” e “log” (letteralmente “traccia su rete”), nella definizione creata da Jorn Barger nel 1997. Successivamente (1999) le parole sono state trasformate nella frase “we blog”, dando origine al verbo “to blog” (ovvero: bloggare, scrivere un blog).
La diffusione capillare e popolare dell’accesso a Internet (spesso in banda larga) ha reso sempre più facile per gli utenti la creazione di spazi virtuali personali. Non tutti, però, hanno dimestichezza con il codice Html, usato per scrivere pagine web. Per venire incontro a queste esigenze, sono nati i primi servizi che consentivano a chiunque di poter realizzare siti web senza conoscere affatto il codice Html. I grandi portali, anziché offrire agli utenti una semplice pagina preconfezionata, hanno messo a disposizione vere e proprie consolle con cui creare on line un mini-sito e inserire i contenuti personali. In poche parole, il blog.
Un Sn è una rete di persone collegate fra loro per interessi comuni, come possono essere gli hobby preferiti, il vincolo familiare, il rapporto di lavoro, ecc. Tutto è basato su una piattaforma tecnologica, fornita gratuitamente, ma previa registrazione. Gli introiti economici per chi mette in piedi una piattaforma del genere sono collegati alla pubblicità, che passa nei banner e nelle forme pubblicitarie più disparate. L’imprenditore e attivista giapponese Joi Ito definisce le reti sociali come forma di “democrazia emergente”, poiché non solo viene dal basso, dal popolo, ma sfrutta canali innovativi per comunicare con tutti i propri simili.
Per molti i Sn sono anche una sfida alle limitazioni insite nella teoria di Dunbar. Secondo l’antropologo inglese Robin Dunbar, infatti, le dimensioni della nostra rete sociale non possono superare il numero di 150 soggetti con cui intratteniamo, appunto, dei rapporti. Sarebbe una limitazione congenita, che ci porta a selezionare i soggetti di cui il nostro cervello deve tenere memoria di abitudini, facce, ecc.
Con i Sn si vuol superare il famoso “numero di Dunbar”, ma non si sa ancora con quali fruttuosi risultati.
L’Università di Urbino ha svolto una ricerca approfondita sul fenomeno dei Sn, tramite il suo laboratorio, denominato Larica. Il LaRiCA (Laboratorio di Ricerca sulla Comunicazione Avanzata) dell’Istituto di Comunicazione e Spettacolo della Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino “Carlo Bo” è attivo dal 1995 nel campo della ricerca e della formazione avanzata sulla comunicazione e le sue tecnologie. Secondo la ricerca, tre milioni di italiani hanno sperimentato la scrittura di un blog, mentre oltre 4,5 milioni sono diventati membri di un social network come Facebook, MySpace, Badoo, Windows Live Spaces. Oltre dieci milioni, invece, sono gli utenti italiani che hanno letto un blog. Fra blog e profili su Sn il Sud Italia è sempre il fanalino di coda dello Stivale, mentre vanno avanti Centro e Nord Italia. In particolare, emerge dalla ricerca pubblicata quest’anno, un italiano su venti ha iniziato almeno una volta un blog: il 75% degli autori sono ragazzi fra i 18 e i 29 anni; uno su dieci, invece, ha un profilo su un Sn (il 66% dei quali ha meno di trent’anni).
Dopo questa scorpacciata di numeri, almeno la prossima volta che qualcuno ci chiederà come mai non abbiamo un profilo su Facebook, chiediamogli perché, invece, lui ce l’abbia.