
Molti Internet provider utilizzano tecnologie di traffic shaping per monitorare il traffico generato dai propri clienti e limitare o bloccare la banda se questi utilizzano programmi di file sharing.
Tale pratica è di dubbia liceità: i provider, infatti, non dovrebbero monitorare ciò che fanno i propri clienti e, quando forniscono la connessione ad Internet, non si capisce su quale base si arrogano il diritto di stabilire quali applicazioni sia realmente possibile utilizzare.
Alcuni provider chiariscono però tale aspetto prima della conclusione del contratto e dunque i dubbi giuridici sembra dissiparsi. Altri, però, limitano o bloccano effettivamente la banda e tale pratica sembra concretizzare una violazione contrattuale, anche se sempre più diffusa in ogni parte del mondo.
Certo, una parte del traffico è generata dall’illecita condivisione di materiale protetto da diritto d’autore, ma molte applicazioni perfettamente “legittime” si basano su protocolli di P2P e numerosi file sono legalmente scambiati sui network di file sharing.
Per rendere più agevole la vita ai propri utenti, Vuze, creatrice del noto programma di file sharing Azureus, ha sviluppato un plugin per tale software che dovrebbe aiutare gli utenti a capire se il proprio provider sta interferendo con il suo traffico P2P.
Azureus è uno dei client Bit Torrent più utilizzati (oltre 20 milioni di download, a quanto dichiarato da Vuze) e tale plugin può rendere più facile la vita ai propri utenti, anche se non li aiuterà a sollevare il problema. Certo, alcune opzioni del programma consentono di “mascherare” il traffico e di sfuggire alla pratica del traffic shaping, ma i più evoluti tool a disposizione dei provider sono idonei a smascherare il trucco.
Fonte: The Inquirer.