In Marocco un ingegnere è stato condannato a 3 anni di reclusione con l’accusa di aver commesso un "furto di identità" utilizzando Facebook. Vediamo perché.
Fouad Mourtada, questo il nome del condannato, è stato arrestato il 5 febbraio con l’accusa di aver "rubato" l’identità del principe Moulay Rachid, fratello più giovane del Re Mohammed VI. Ciò mediante la creazione di un profilo fittizio sul noto sito Facebook.
L’accusa ha chiesto una condanna esemplare: e sembra che il Tribunale di Casablanca abbia acconsentito, poiché alla condanna di 3 anni di reclusione si è accompagnata, inoltre, una multa di circa 1.000 euro, che ovviamente sono ben poca cosa rispetto alla privazione della libertà per un tempo non indifferente.
Ora la famiglia dell’ing. Mourtada chiede clemenza nei suoi confronti: è stata infatti inviata una lettera al principe "offeso" e la battaglia si sposta anche sul web, mediante la creazione di un apposito sito. Oltretutto, il condannato ha affermato di aver subito un arresto molto violento: sarebbe stato bendato e percosso sino a perdere conoscenza.
Chiaramente nulla può giustificare simili atti di violenza (se effettivamente commessi) e la pena è probabilmente esagerata. Bisogna stare, comunque, bene attenti sul web: la realtà "virtuale" è sempre parte del mondo "reale", e le regole giuridiche si applicano in entrambi.