googleL’intraprendenza di Google non sembra avere fine: ora sta concretizzando i suoi sforzi anche nel delicato settore sanitario.

E’ stato infatti annunciato l’avvio di un progetto pilota in partnership con una delle più importanti strutture sanitarie statunitensi, la Cleveland Clinic.

Google offrirà uno spazio accessibile via Internet nel quale saranno memorizzate le cartelle saniterie di alcune migliaia di persone (da 1.500 a 10.000) che accetteranno di partecipare al medesimo progetto. Ogni profilo dovrebbe includere informazioni di carattere medico particolarmente delicate e importanti, fra cui le prescrizioni mediche, le allergie e, addirittura, il complessivo profilo sanitario dei partecipanti al test.

La Cleveland Clinic, in realtà, offre già un servizio (denominato "MyChart") che consente a circa 120.000 pazienti di poter accedere ad una parte dei propri dati sanitari direttamente on line mediante un semplice browser; inoltre, essi possono richidere o prenotare visite mediche e analisi. Essa ha deciso di collaborare con Google per creare un più efficiente ed efficace sistema sanitario nazionale. Secondo Marissa Mayer (di Google), i pazienti "dovrebbero poter facilmente accedere e gestire i dati sanitari che li riguardano".

Ad ogni modo, Google non è sola nel settore dell’e-health: nel 2007 Microsoft ha introdotto un servizio simile denominato "HealthVault" e il co-fondatore di America-On-LIne (Steve Case) sta appoggiando "Revolution Health", che offre applicazioni on line per la gestione di dati sanitari. Google già oggi tratta un ingente numero di informazioni di tale carattere, poiché le ricerche in questo settore sono molte e in continua crescita (numerose persone, infatti, cercano informazioni su malattie, farmaci, ecc.). La società vuole espandere ulteriormente i suoi servizi in materia (anche se non è chiaro come poter trarre profitto da questo nuovo servizio), spingendosi però in un campo minato.

Sorgono, infatti, delicate problematiche di tutela della privacy e della sicurezza dei dati sanitari: essi, infatti, sono dati sensibili e eventuali trattamenti illeciti possono avere conseguenze pregiudizievoli sia per l’interessato (ossia la persona cui i dati si riferiscono) sia per chiunque sia coinvolto, anche involontariamente, nel compimento dei medesimi illeciti (potrebbero, infatti, essere condannati a dover risarcire i danni subiti).

Il problema, negli Stati Uniti, è che il testo normativo che regola la materia della riservatezza dei dati sanitari (il noto "Health Insurance Portability and Accountability Act", meglio conosciuto come HIPAA) non trova applicazione verso terze parti, come sarebbe Google. Ne potrebbe conseguire un vuoto di tutela, poiché la disciplina statunitense non è "garantista" come quella italiana (ed europea).

Da noi, un simile servizio si "scontrerebbe" con il Codice della privacy: esso, fortunatamente, fornisce strumenti di tutela del diritto alla protezione dei dati personali, soprattutto quando essi sono "sensibili" come quelli inerenti la salute.

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