La fruizione illecita di contenuti audiovisivi online continua a rappresentare una sfida rilevante per l’intera industria dell’intrattenimento digitale. I danni, che si traducono in centinaia di milioni di euro ogni anno (oltre 300 solo nel comparto calcistico), hanno spinto il legislatore ad adottare misure sempre più severe, culminate recentemente nella Legge 93/2023 (nota informalmente come norma “anti-pezzotto”) e nel successivo Decreto-legge 113/2024, poi convertito nella Legge 143/2024.
Nuove regole contro lo streaming illegale
Il provvedimento del 2023 ha introdotto un sistema tecnologico innovativo per il contrasto in tempo reale ai flussi pirata: un meccanismo automatizzato che consente l’interruzione dei contenuti illeciti entro mezz’ora dalla segnalazione, grazie a un sistema noto come “Piracy Shield”. I primi risultati non si sono fatti attendere: secondo quanto comunicato dalla Guardia di Finanza, più di 2.000 utenti sono già stati sanzionati per aver usufruito illegalmente di eventi sportivi in diretta streaming.
Il successivo intervento normativo ha invece ampliato l’ambito dei soggetti coinvolti nel contrasto al fenomeno, imponendo nuovi obblighi anche a fornitori di accesso alla rete e operatori digitali. In particolare, questi ultimi devono segnalare alle autorità eventuali violazioni legate ad accessi abusivi o frodi informatiche, pena conseguenze penali che possono arrivare fino a 12 mesi di detenzione.
Le “inibitorie dinamiche”: uno strumento in evoluzione
In parallelo agli interventi legislativi, anche il fronte giudiziario ha fatto la sua parte. Un esempio è rappresentato dalla sentenza n. 2539/2025 del Tribunale di Milano, che ha confermato la legittimità e l’efficacia delle cosiddette Dynamic Injunctions. Si tratta di provvedimenti flessibili, capaci di colpire non solo singoli contenuti ma interi ecosistemi digitali dediti alla diffusione di materiale pirata, anche quando questi migrano su nuovi domini o indirizzi IP. È un approccio che mira a superare i limiti delle inibitorie tradizionali, troppo statiche per affrontare la natura mutevole della rete.
Pressione crescente sugli intermediari
Tuttavia, queste misure hanno sollevato diverse criticità, specialmente tra gli operatori del settore. L’obbligo di segnalazione e la necessità di bloccare i contenuti in tempi brevissimi comportano investimenti rilevanti in infrastrutture tecniche e competenze giuridiche, non sempre alla portata di tutti. Molti fornitori si sono detti preoccupati dalla responsabilità crescente che rischia di ricadere su soggetti che, di fatto, svolgono solo un ruolo tecnico e non direttamente legato alla diffusione di contenuti illeciti.
Il sistema di notifiche, inoltre, rischia di sovraccaricare le autorità giudiziarie con segnalazioni di dubbia rilevanza penale, alimentando un cortocircuito burocratico che potrebbe rallentare l’intero meccanismo di giustizia.
Gli obblighi per gli operatori digitali
Oltre alle segnalazioni, i fornitori di servizi devono intervenire rapidamente per oscurare domini e indirizzi IP coinvolti in attività illecite, spesso nel giro di 30 minuti. Sono tenuti inoltre a bloccare anche eventuali alias futuri legati a piattaforme IPTV illegali, con tutte le complessità tecniche del caso.
Le lamentele delle imprese sono fondate: pur condividendo l’obiettivo di un ambiente digitale più sicuro, molte ritengono che il carico operativo e le responsabilità siano eccessivi e mal calibrati rispetto al proprio ruolo effettivo.
L’intento di fondo non va dimenticato
Al di là delle criticità operative, non si può trascurare la finalità principale delle nuove misure: contrastare l’impunità diffusa e recuperare risorse economiche fondamentali per il settore legale dei media. Come dichiarato da uno dei principali esponenti dell’industria audiovisiva, le sanzioni devono essere intese non come mero strumento punitivo, ma come catalizzatore di un cambiamento culturale.
Chi detiene i diritti – come le principali leghe sportive – sostiene che la repressione della pirateria rappresenti un passaggio inevitabile per riaffermare il valore del contenuto legale e degli abbonamenti.
Un equilibrio ancora lontano
Sebbene siano stati compiuti significativi passi avanti nel controllo del fenomeno, le tensioni tra tutela dei diritti e sostenibilità operativa restano evidenti. Se da un lato è emersa una maggiore capacità di identificare e colpire chi diffonde o usufruisce di contenuti illeciti, dall’altro molti operatori lamentano regole troppo restrittive e difficilmente gestibili.
Nonostante ciò, va riconosciuto che l’Italia si sta dotando di strumenti normativi e tecnologici avanzati, avvicinandosi a un modello di governance del digitale in grado di tutelare sia il mercato legale che i diritti dei fruitori onesti.
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Avv. Giuseppe Croari – Dott. Francesco Rabottini