Lo streaming è ormai una realtà che appassiona e accomuna sempre più utenti in rete, i quali hanno a disposizione un ampio ventaglio di servizi che permettono di interagire in una realtà virtuale dinamica ed interconnessa. E se ormai anche i non addetti ai lavori conoscono YouTube e le sue funzionalità, una nuova piattaforma di live streaming sta prendendo sempre più piede tra i giovanissimi e non.

Si tratta di Twitch.tv, di proprietà di Amazon.com Inc., lanciata soprattutto grazie ai servizi di Esports presenti su di essa. Nata come strumento privilegiato per i videogamer, grazie anche all’incremento di utenti registrato durante i periodi di recenti lock down, si è ormai affermato quale piattaforma dagli svariati utilizzi. Un punto, più di altri, però, risulta essere complesso e dibattuto. Si tratta dei contenuti coperti da copyright, la normativa che legifera sul diritto d’autore.

Cosa ha riacceso l’attenzione sul tema del copyright?

Lo scorso ottobre il proprietario di Twitch, al contempo boss di Amazon, ha ricevuto una preoccupante lettera da parte di 18 associazioni e case discografiche americane, nella quale si accusava la piattaforma di permettere l’utilizzo illecito di materiale coperto da copyright da parte dei suoi utenti.

E sembrerebbe che questa comunicazione non arrivi come un vero e proprio fulmine a ciel sereno, dato che – come si legge nella stessa – “sembra che (Twitch) non faccia niente in risposta alle migliaia di notifiche di violazione dei diritti musicali che ha ricevuto né riconosce di averle ricevute, come successo in passato”.

Una delle contestazioni che si muove nei confronti di Twitch ha ad oggetto Soundtrack, il nuovo strumento introdotto dalla piattaforma per separare il contenuto musicale dallo strem vero e proprio.

Twitch, in merito, afferma di rispettare quanto previsto dalla normativa, poiché paga regolarmente i diritti ai musicisti e autori dei contenuti musicali offerti agli utenti e utilizza regolari licenze per questa funzionalità.

Le misure adottate da Twitch

Molti streamer, però, rischiano il blocco del proprio canale Twitch a causa della stretta operata dalla piattaforma in tema di copyright. Probabilmente tutto ciò deriva dalle pressioni ricevute, che potrebbero causare non pochi problemi, anche in termini legali.

Le criticità più rilevanti sembrano interessare contenuti caricati dal 2017 al 2019, quando le condizioni della piattaforma non erano ancora così chiare e molti utenti la preferivano al molto meno permissivo YouTube. Twitch in alcuni casi ha consigliato ai propri utenti di rimuovere materiale caricato, anche diversi anni prima, qualora gli stessi fossero consapevoli, o comunque sospettassero, di avere violato la normativa sul diritto di autore.

Un’operazione non di facile realizzazione, visto che il fardello è lasciato ai singoli soggetti. Per facilitare il tutto, però, la piattaforma ha inviato ai propri utenti un’e-mail, denominata strike, attraverso la quale viene individuato il contenuto che ha violato la normativa sul diritto d’autore.

Ma quando si rischia concretamente il ban da Twitch?

Indicativamente dopo aver ricevuto il terzo strike senza aver provveduto alla rimozione del materiale illecito. Le conseguenze di un possibile ban sono concrete e spaventano soprattutto chi di Twitch ha fatto il proprio “luogo di lavoro”.

Molti altri utenti, invece, non sono stati così fortunati, e hanno visto improvvisamente cancellato il proprio account senza previa comunicazione. Nonostante le scuse intervenute da parte di Twitch per la confusionaria gestione del problema, la situazione non sembra ancora risolta del tutto.

La normativa negli Stati Uniti: il Digital Millennium Copyright Act

Il Digital Millennium Copyright Act è una legge degli Stati Uniti che regola il diritto d’autore o il copyright. Questa normativa stabilisce che i contenuti coperti da diritto d’autore possono essere utilizzati, a vario titolo e per vari scopi, soltanto in presenza di un’apposita licenza.

Alla regola generale sottendono, però, come spesso accade, delle eccezioni.

La prima è il “fair use”, ossia una serie di comportamenti che sono legittimi a prescindere dall’esistenza di una licenza su materiale coperto da copyright (attenzione, però, perché la normativa italiana non ha una previsione del tutto corrispondente).

La seconda è l’“Online Copyright Infringement Liability Limitation Act”. Questa legge è stata approvata come parte integrante del Digital Millennium Copyright Act e prevede una limitazione di responsabilità degli Internet Service Provider e degli altri soggetti intermediari che operato su Internet. Questi ultimi, infatti, per non rispondere per violazioni in materia di copyright, devono seguire alcune linee guide che consentano, a priori, di non utilizzare materiale coperto da diritto d’autore, o, se necessario, di eliminare contenuti illeciti qualora ricevessero un reclamo da parte del titolare di un diritto di copyright.

La normativa in Europa: la Direttiva Europea sul diritto d’autore nel mercato unico digitale

La normativa in materia di diritto d’autore ha uno specifico riferimento in Europa, la Direttiva 790 del 2019. Approvata nonostante il dissenso di diversi Stati Membri, tra cui l’Italia, la direttiva si propone l’obiettivo di armonizzare, a livello europeo, la disciplina sul diritto d’autore, con specifico riferimento al settore delle tecnologie digitali e di Internet. Proprio su questo aspetto sono interessanti i contenuti delle norme che regolano l’utilizzo di materiale coperto da diritto d’autore in rete e che delineano il ruolo e le responsabilità degli Internet Service Provider.

Premessa indispensabile da fare, prima di analizzare il dettato della direttiva Copyright, è la menzione alla Direttiva 31 del 2000 sul commercio elettronico. Normativa assai risalente nel tempo, si occupa di stigmatizzare alcune disposizioni importantissime per le attività svolte dagli internet service provider.

All’articolo 15, “Assenza dell’obbligo generale di sorveglianza” si legge che “[…] gli Stati membri non impongono ai prestatori un obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che trasmettono o memorizzano né un obbligo generale di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite. 2. Gli Stati membri possono stabilire che i prestatori di servizi della società dell’informazione siano tenuti ad informare senza indugio la pubblica autorità competente di presunte attività o informazioni illecite dei destinatari dei loro servizi o a comunicare alle autorità competenti, a loro richiesta, informazioni che consentano l’identificazione dei destinatari dei loro servizi con cui hanno accordi di memorizzazione dei dati”.

La limitazione di responsabilità prevista dalla norma coinvolge anche le piattaforme come Twitch, le quali non hanno alcun obbligo di sorveglianza, né di controllo preventivo sui contenuti che trasmettono o memorizzano. La responsabilità, però, scatta qualora l’ISP non intervenga a posteriori, cioè dopo essere venuto a conoscenza del carattere illecito di informazioni e contenuti.

A questa esenzione generale pone un limite proprio la Direttiva 790 del 2019, che all’articolo 17, rubricato “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi di condivisione di contenuti online” specifica che: “[…] La limitazione di responsabilità prevista dalla direttiva 2000/31 non si applica alle fattispecie contemplate dal presente articolo.”

Questo cosa significa? Significa che, per quanto concerne il campo di applicazione della direttiva in oggetto, quindi materiale coperto da diritto d’autore, l’ISP non può rivendicare la limitazione di responsabilità prevista dalla Direttiva sul commercio elettronico.

In sintesi, quindi:

  • chi mette a disposizione materiale protetto dal diritto d’autore deve ottenere preventivamente un’autorizzazione dal titolare dei contenuti;
  • quando i contenuti vengono comunicati al pubblico il soggetto che consente la messa a disposizione di tale materiale al pubblico non è esonerato da responsabilità.

Conclusioni

L’evoluzione di Twitch sicuramente non si fermerà qui, e con essa probabilmente anche le criticità legate all’utilizzo/sfruttamento di materiale coperto da diritto d’autore. Sarà però interessante scoprire quali saranno le prossime misure che si adotteranno per garantire un livello adeguato di tutela e al contempo scongiurare il rischio interventi da parte delle autorità competenti.

Redazione Diritto dell’Informatica

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