
World of Warcraft è il più noto MMORPG (Massively Multiplayer Online Role Playing Game), ossia un videogioco di ruolo svolto completamente on line. Esso conta ormai oltre dieci milioni di giocatori sparsi in tutto il mondo e rappresenta quindi una importante occasione di business sotto molti aspetti.
Nel gioco si accumula esperienza completando missioni (quest), uccidendo nemici, scoprendo nuove aree e altro ancora. Ogni personaggio aumenta il proprio livello proprio accumulando esperienza (il livello massimo attualmente raggiungibile è il 70°, anche se con l’uscita della espansione “The Wrath of the Lich King” il level cap sarà fissato a 80).
Accade, così, che si sia sviluppato un vero e proprio nuovo mercato, consistente nell’offerta di servizi di vario genere, come il “cambio” di valuta reale con valuta “corrente” in World of Warcraft oppure l’affidamento di un personaggio ai c.d. farmer che lo faranno progredire e aumentare di livello. Inoltre, i personaggi di livello elevato sono in alcuni casi venduti ad altri videogiocatori e sono stati creati programmi che automatizzano alcune parti del gioco per consentire di crescere di livello senza tuttavia compiere alcuno “sforzo”. Bisogna però considerare che la licenza d’uso del videogioco in questione, però, è molto restrittiva e dunque tali pratiche sono esplicitamente vietate da essa.
La Blizzard Entertainment ha così adito in diversi casi le vie legali per tentare di arginare tali fenomeni. Da ultimo, ha citato Michael Donnelly, il creatore del programma MMO Glider, che automatizza alcune parti fondamentali del videogioco, fra cui quella del combattimento.
Dinanzi la United States District Court for the Central District of California la Blizzard ha così dichiarato che la presenza di bot nel mondo persistente di Warcraft crea numerosi problemi già a livello di design e di distribuzione delle risorse, perché i bot trascorrono molto più tempo in gioco di un ordinario videogiocatore e così consumano ingiustamente le risorse progettate e messe a disposizione.
La medesima software house ha inoltre affermato che il tool di Donnelly viola la licenza d’uso cui tutti devono aderire per poter giocare e gli ha chiesto di fermare la vendita di Glider nonché di cederle i profitti derivanti da tale software, anche perché realizzerebbe una violazione del copyright.
Il convenuto ha deciso di resistere in giudizio e ha affermato che il suo programma non infrange il copyright di Blizzard, poiché non viene svolta alcuna copia del client del MMORPG in questione. Secondo quest’ultima, però, il programma copia il gioco nella memoria RAM per evitare di essere identificato dal software sviluppato dalla Blizzard per evitare i c.d. cheat, ossia i trucchi e le modifiche illegali al videogioco.
Attualmente le parti sono in attesa di una definizione sommaria della controversia. Se la Blizzard dovesse risultare vittoriosa, molti software potrebbero rischiare di essere dichiarati “fuori-legge”.
Fonte: BBC.